La nemica dell’era industriale

Nel secolo XX, la cannabis è caduta in rovina

Con l’avvento della rivoluzione industriale, la cannabis ha perso spazio. La sua fibra dura non si prestava a essere addomesticata nella tessitura del cotone con i telai a vapore. Barche a motore facevano a meno di corde e vele, e a quel punto è arrivato il petrolio – e le sostanze sintetiche hanno sostituito i biomateriali e i biofarmaci. Per completare, la cannabis psicoattiva è stata vietata in tutti i paesi del mondo, complicando e burocratizzando la coltivazione della pianta.

Una operaia che carda la canapa in una fabbrica britannica durante la prima guerra mondiale. La cardatura è un processo meccanico che districa, pulisce e mescola le fibre per produrre una rete o un nastro di fibre adatte alle fasi successive del processo tessile.

Una serie di sviluppi hanno alterato la relazione tra gli essere umani e la cannabis a partire dall’inizio del secolo XIX. L’invenzione delle macchine a vapore che hanno automatizzato il processamento della fibra di cotone e la sua tessitura hanno avuto delle conseguenze rivoluzionarie nel mondo, con un’immensa ampliazione della produzione di tessuti. La canapa, troppo dura per essere processata e intrecciata nelle macchine, ha rapidamente perso mercato. Nello stesso tempo, l’immediata diffusione delle navi a vapore ha avuto un effetto devastante sulle industrie di cordami e vele.

Ma l’industria che ha davvero cambiato significativamente la storia dell’umanità e il suo rapporto con le piante è stata quella del petrolio. Sorta alla metà del secolo XIX, l’industria del petrolio si è espansa notevolmente all’inizio del secolo XX, quando si è scoperto che era possibile utilizzare il petrolio per produrre quasi ogni cosa.

Sono di questo periodo le prime fibre sintetiche fatte di polimeri del petrolio. Le sostanze sintetiche, sviluppate in laboratorio a partire da molecole estratte dal petrolio, hanno trasformato anche l’industria farmaceutica, che fino ad allora dipendeva quasi interamente dagli estratti delle piante.

Lungo il secolo XX, mentre l’industrializzazione del mondo si accelerava, l’umanità si è poco a poco allontanata da materiali e principi attivi naturali alterando radicalmente il suo stile di vita. Adesso, con i cambiamenti climatici, risentiamo degli effetti di questa immensa trasformazione nell’ambiente, nelle nostre comunità e nei nostri corpi.

Negli anni 1930, ha avuto inizio negli Stati Uniti un’articolazione tra diversi settori sociali per ostacolare la produzione della canapa. Il bersaglio era soprattutto la varietà psicoattiva, ovvero la marijuana, ma le restrizioni si sono estese fino alla canapa – in parte, secondo alcuni indizi, per 'influenza dell'industria petrolchimica americana, interessata all’espansione del mercato delle fibre sintetiche.

Nei decenni successivi, tale proibizione si è diffusa nel mondo, coinvolgendo molti paesi in un progetto di eradicazione della cannabis e d’incarcerazione di tutti quelli che se ne occupavano, a cui convenzionalmente si dà il nome di “guerra alle droghe”, una politica avviata negli anni 1970 e che è giunta al suo apice negli anni 1990, quando la stragrande maggioranza delle applicazioni della cannabis era vietata in tutto il mondo. 

La principale conseguenza di questa politica è stata l’esplosione dei casi di incarcerazione di piccoli trafficanti, il che ha fomentato le fazioni criminali nate all’interno delle carceri. Questo fatto non solo ha aumentato la criminalità nelle città, come fa sì che le organizzazioni criminali riescano oggi a estendere il loro potere all’interno dello stato, attraverso la cooptazione di funzionari pubblici nelle polizie, nei parlamenti e perfino nei tribunali.

Impegnato nella difesa di politiche di risocializzazione di ex detenuti del sistema carcerario in Brasile, l’Istituto Humanitas 360 cerca di promuovere una discussione franca e aperta in merito alla politica di droghe nel paese e alle sue conseguenze, oltre a impegnarsi nel dibattito sulle applicazioni farmacologiche e industriali della cannabis.